mercoledì 20 febbraio 2013

Saudade da Lisboa

Tra le città su cui ho sempre fantasticato c'è la capitale del Portogallo, Lisbona. Nel 2011 la fantasia è diventata viaggio. Io e Toni abbiamo trascorso cinque giorni nella città del Fado, degli azulejos e della ginjinha.

Abbiamo volato con la Easyjet, partendo da Malpensa, dove abbiamo lasciato l'auto in uno dei tanti parcheggi privati che spuntano tutt'attorno all'aeroporto. Primo consiglio: fate attenzione alle recensioni, cercheranno di fottervi in tutti i modi.
Il viaggio dura un paio d'ore, l'atterraggio è uno spettacolo tra colline e oceano. In aeroporto abbiamo svaligiato il punto informativo di Ask Me Lisboa (ce ne sono molti in città) e abbiamo fatto la Lisboa Card, una tessera che ti fa avere accesso illimitato a tutti i mezzi pubblici e musei cittadini e sconti sulle visite guidate.

Il nostro albergo era una stamberga per giovani avventurosi, gestita da un anziano e i figli, che non spiaccicavano mezza parola di inglese o spagnolo (lingue che posso assicurarvi parlano tutti ... bhe quasi), la stanza era decisamente fatiscente, ma abbastanza pulita. La posizione era ottima: in una viuzza alle spalle di Praça dos Restauradores, nel quartiere de Rossio, un quartiere centralissimo e ben fornito dai mezzi pubblici (fermata della metro Restauradores e Estaçao do Rossio a due passi), per non parlare del vecchio Elevadòr da Gloria che porta al Miraduro da Sao Pedro de Alcantara.


Noi siamo arrivati il pomeriggio tardi, abbiamo quindi approfittato per fare una passeggiata nella zona del Rossio e della Baixa, tra negozi, caffè e musei, fino a giungere alla grande Praça do Comércio che ti guida verso la sponda del fiume. 
Praça Dom Pedro (che i lisboetas chiamano Rossio) è molto bella col Teatro Naçional e la Estaçao do Rossio, ma ancora meglio è la più piccola Praça da Figueira, con i suoi bei palazzi e i caffè all'aperto. La Piazza del Commercio è grande e brulicante di turisti e bus (infatti è da qua che partono quasi tutti i tours guidati), al centro c'è la statua di Dom Josè I, se le voltate le spalle potrete ammirare il maestoso Arco da Vitòria, poi però dovete rigirarvi e andare al fiume. Qui un bello slargo vi permette di ammirare le antiche colonne dove sbarcavano dalle navi e in lontananza il ben più moderno Ponte 25 de Abril, copia del Golden Gate di San Francisco, che unisce le due sponde del Rio Tejo. Posso assicurarvi che vedere il tramondto verso l'oceano con il Ponte che si illumina è un bello spettacolo.


Affamati ci siamo diretti verso il quartiere del Bairro Alto, dove ogni due passi c'è un ristorante o un locale dove cenare, soprattutto lungo la scalinata. Consiglio: i camerieri saranno gentilissimi e oltre a ciò che avete ordinato vi porteranno un piccolo appetizer, non toccatelo. Quello che credete sia offerto lo pagherete molto salato, ah e il pane non è compreso nel coperto, costa, caro. In compenso i prezzi sono abbastanza contenuti e tutti i ristoranti che abbiamo provato erano eccellenti. Un solo piatto non mancherà mai nei menu: o bacalau. Inoltre molti locali permettono di gustare la ginjinha, un liquore all'amarena davvero gustoso, soprattutto se bevuto in bicchierini di cioccolata (io me ne sono scolati 3 uno dopo l'altro).


La mattina seguetnte abbiamo fatto colazione in un caffè all'aperto in Praça da Figeira con bica e pastél de nata, classico. Dato che la giornata era ventosa, soleggiata e calda, abbiamo deciso di fare un itinenrario a piedi nel quartiere collinare dell'Alfama, consigliato dalla guida Lonely Planet (con qualche modifica). Abbiamo preso il famigerato tram 28 alla Baixa (un'esperienza che credo non abbia provato mai nessuno nato dopo il 1970!) fino a Largo da Graça, da dove potete ammirare la città dal Miraduro da Graça.


Proseguendo abbiamo potuto vedere l'Igreja de Sao Vicente, il Panteao, la feira da ladra (il mercato della ladra) dove si trovano gli oggetti più disparati, fino al Castelo de Sao Jorge. Anche qui c'è un bel punto panoramico in un gran giardino, ma nel castello non siamo entrati ..... c'era una coda iiiiiiiiiiiiiimpressionante! Confesso che orientarsi tra le strette vie di quel quartiere, piccole, tutte salita e discesa, con una cartina senza nomi delle vie, non è facile. Abbiamo girato a caso, godendo del bel tempo e degli scorci che spuntavano tra le case. Dopo un pranzo veloce in una graziosa piazza che affaccia sul fiume, abbiamo proseguito verso il Sè, imbattendoci in graziose palazzine ricoperte da azulejos e localini da dove escono le tristi note del Fado. 



Vi capiterà in tutta Lisbona di vedere costruzioni diroccate, sono gli scheletri delle abitazioni colpite dai due terremoti, maremoto e incendio che ha devastato la città nel 1755. No, non è un problema di burocrazia lenta, li vogliono tenere così. Altri però sono solo logorati dal tempo e da una pessima manutenzione.
Nel pomeriggio abbiamo approfittato per girare tra Chiado e Bairro Alto, ammirando Lisbona dall'alto da diversi punti di vista.

La domenica mattina abbiamo preso il treno per raggiungere il quartiere di Belém, un paese a sè in pratica. Qui abbiamo fatto colazione all'Antiga Confeteria di Belém, dove si mangiano pastéis de nata preparati con una ricetta antica e buooonissima. Rigenerati dalla colazione, abbiamo affrontato il vento e l'orda di turisti per giungere alla Torre de Belém, patrimonio Unesco che troneggia sul fiume (o è già mare ... non saprei dire), e il Padrao dos Descobrimentos, punto panoramico in cima a un monumento di 50 m dedicato all'esploratore Henrique. 


Abbiamo poi proseguito tramite un grazioso giardino fino al Jardim Botanico Tropical, con piante stupende e i bei pavoni che girano indisturbati.

A Lisbona il tempo è imprevedibile, grazie ai venti dell'oceano, quindi capita che esci col sole e poi diluvia, così è stato. Noi, affamati, ci siamo chiusi in un ristorantino. Il pomeriggio ci siamo spostati al Parque das Naçoes, ex zona industriale totalmente ristrutturata nel '98 per l'Expo; devo dire che ci ha stupito molto questa parte della città, perchè è molto moderna, pulita e ordinata, esattamente il contrario del resto della città vista fino a quel monento. Avremmo voluto girovagare  per il parco, ma la pioggia non ci ha dato tregua, quindi siamo tornati verso casa, ci siamo asciugati e riscaldati ... ma poi... che noia! Con poca fame e un po' di freddo, abbiamo deciso di uscire e rifugiarci allo starbucks della stazione, dove ci siamo accaparrati un divano, un tè caldo e la connessione internet. Purtroppo, quella che pensavamo fosse una breve pausa si è trasformata in un incubo! Dopo tre ore chiusi li dentro, a causa di un nubifragio che ha investito tutta la città, non ne potevo più.

La mattina seguente il tempo era incerto, quindi abbiamo optato per una passeggiata nei quartieri nord del Rato e Marques de Pombal, ordinati viali che portano verso centri commerciali e alti palazzi. Fortunatamente il tempo è migliorato, quindi siamo tornati al Parque das Naçoes, dove abbiamo fatto una piacevolissima passeggiata sotto il sole tra l'Oceanario, installazioni artistiche, passeggiate costruite sull'acqua. Poi abbiamo deciso di godere della vista dall'alto e abbiamo preso il Teleférico. Il costo è modesto, il tragitto piacevole e la vista affascinante, a meno che non inizi a tirare il vento e vi troviate a dondolare sospesi in aria.


Martedì era il giorno del ritorno, ma la partenza era prevista per la sera, e Lisbona l'avevamo già vista tutta, dal basso e dall'alto, abbiamo deciso di seguire il consiglio della guida Lonely Planet e abbiamo fatto una gita fuori porta nel piccolo e grazioso centro di Sintra. Paesino nell'entroterra tra le montagne, una vera bellezza Patrimonio dell'Umanità, ha una grande, monumentale attrazione: il Castelo dos Mouros, un'imponente fortezza che sovrasta la valle dalla cima del promontorio, circondata dal bosco. 



La guida suggerisce di non seguire la strada asfaltata, una orrenda statale trafficata, ma di addentrarsi nel bosco, per affrontare una strada decisamente più breve. Vero, ma non specifica che la strada nel bosco è una scalinata sconnessa di 3km in salita. Sono arrivata alla fortezza stremata, e il tour delle mura è altrettanto spossante, perchè ricordiamo che sono mura del IX secolo!, tutte sconnesse seguono esattamente l'andamento del terreno montagnoso su cui sono costruite. Però che spettacolo! Una vista eccezionale: oceano, montagne, boschi e prati. Il ritorno al paese è stato molto meno impegnativo, inutile dire che dopo avevo una fame senza senso!
 
Nel pomeriggio siamo tornati in città, dove l'albergatore ci ha gentilmente tenuto le valige nonostante dovessimo lasciare l'albergo entro le 12:00.
Per raggiungere l'earoporto abbiamo preso un comodissimo autobus in Praça dos Restauradores, e se non fate in tempo a comprare il biglietto...non c'è problema! lo rilascia l'autista.

In conclusione Lisbona è una città complicata: è multietnica e cosmopolita, si alternano quartieri moderni, ordinati e puliti a quartieri vecchi, sporchi e chiassosi, i negozianti sono poliglotti, ma poi cercano di fregarti sul prezzo, ha struttre modernissime per quel che riguarda stazioni e metropolitana, ma le facciate di palazzi storici cadono a pezzi e per le strade del centro vieni fermato in continuazione da improbabili venditori di bonza. Insomma questa convivenza degli opposti rende Lisbona una città indefinibile, ma che fa innamorare.

L.L.

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